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MOTO O MOBILE?

Motociclismo .it

Maggio 2014

Nel 1996 acquistai la mia prima 125. Arrivavo da una Cagiva Cocis 50 (una sorta di Elefant in miniatura) che usavo principalmente per andare a trovare la fidanzata dell’epoca, che abitava ad oltre 20 km da casa mia. Ero all’ultimo anno di liceo e invidiavo a morte i compagni di classe più ganzi, che arrivavano a scuola con Aprilia RS e Cagiva Mito (anche se qualcuno aveva già l’auto…). All’epoca i 125 2T stavano iniziando la loro parabola discendente, mentre pochi anni prima erano ancora sulla cresta dell’onda tra i sedicenni (e non solo. Qui un bell’articolo di Fabio Meloni sull’argomento). Sin dalla fine delle medie sognavo la Honda NSR. Fu così che nell’autunno di quell’anno trovai un’occasione e la comprai: 500.000 lire. Una prima versione del 1990, quella con il faro quadrato, il telaio Alcast color oro e la ruota posteriore da 18”. Plastiche azzurre e bianche. Con i cerchi e le scritte fucsia. Eh, così la trovai (con i colori sono sempre stato un po’ sfigato: anche la mia attuale Dominator 650 è flagellata da un pessimo turchese per telaio e altri dettagli…). Ben presto iniziai a modificarla seguendo i miei gusti e l’innata indole di tuner mancato. Ruote Suzuki GSF400, freni GSX-R750, sospensioni RGV Gamma, Serbatoio Aprilia RS, faro Cagiva SST 125, silenziatore Honda CR250… Motociclismo me la pubblicò pure, tra le special dei lettori. Che soddisfazione!

NUOVA VITA PER LA NSR

In seguito incappai in un paio di incidenti: il primo fu la scusa per ulteriori modifiche (tra cui un telaietto posteriore in alluminio auto costruito che era una favola!). Il secondo, più grave, confinò la moto in un angolo del garage, finché non la rimpiazzati con un’altra, più grossa e potente. Siccome rimettere in strada la NSR sarebbe stato troppo oneroso per le mie tasche di studente universitario, ma d’altro canto mi piangeva il cuore ad abbandonarla all’oblio, decisi che le avrei dato una seconda vita con un’altra funzione e che l’avrei tenuta sempre vicino a me. Lucidai il telaio a specchio, costruii un cavalletto in tubi d’acciaio che sostenesse il telaio alla stessa altezza come se la moto avesse le ruote e tutto il resto, e la portai in casa. Oggi, con un cristallo sostenuto da un’apposita struttura in acciaio, la mia NSR di ragazzo mi accoglie all’ingresso del mio appartamento ogni sera, quando torno dal lavoro, e la saluto ogni mattina, quando esco per venire in redazione.

MOTO O MOBILE?

Vi ho raccontato tutta ‘sta storia, in realtà, non per dirvi che fine misera ha fatto la mia moto. Ma per introdurre la special della settimana. Quella che mi piace chiamare la “moto-Ikea”. Si chiama JVLT014 ed è stata presentata nell’ambito della settimana del design di Milano. Questa particolarissima moto nasce dalla collaborazione tra lo studio Joe Velluto (www.joevelluto.it) e l’officina di special NorthEastCustom: le due realtà hanno amalgamato due mondi apparentemente diversi, quello dei mobili di design e quello delle moto. NorthEastCustom -realtà di Padova nata dalla passione dei fratelli Diego e Riccardo- si è distinta nell’ambiente custom italiano con special che rappresentano la costante ricerca di forma e pulizia delle linee. Decostruzione e ricostruzione, decontestualizzazione e ricontestualizzazione. Questo fanno i designer e questo fanno i tuner. Le due realtà sono molto affini e così la moto si ispira al mondo del mobile e diventa oggetto da ammirare, non più da guidare.

PAROLA D’ORDINE: SEMPLIFICARE

La Yamaha XS500 utilizzata come base -un rottame privo di molte parti- viene stravolta e in sei mesi di lavoro, prende forma la JVLT014. Il telaio è semplificato, ridotto all’osso eliminando tutto ciò che non serve. I due ammortizzatori posteriori spariscono per dare spazio ad un “mono” in posizione più discreta. La forcella, abbassata, abbraccia una ruota senza freno: l’unico disco rimane al posteriore. Tanto questa special non vedrà mai l’asfalto della strada… Anche per questo si arricchisce di materiali inusuali su una moto convenzionale, ma comuni nell’arredamento. Legno (lavorato dal falegname Daniel Scarmin), vetro (soffiato dal mastro vetraio Massimo Lunardon), sughero, feltro e pelle prendono il posto del metallo e della plastica. I componenti della moto sono reinventati e si contaminano con gli oggetti di casa. Il faro anteriore è montato su un supporto snodato, in modo da essere utilizzato anche come lampada da interno o da tavolo. Dal serbatoio spunta una ampolla di vetro che diventa un vaso per i fiori. La sella diventa sgabello rivestito di lana cotta. E tra i due semimanubri c’è un pallottoliere per far giocare i più piccini. Giudicate voi il risultato guardando i dettagli nelle foto della.

Nel comunicato che si trova sul sito dedicato (www.jvlt014.com) , si legge: “La motocicletta, normalmente simbolo di mobilità, che sfreccia veloce inebriando il pilota di un sapore di libertà, viene in JVLT014 resa immobile estremizzando la visione del custom e quindi della sua estetica”. Proprio come la mia Honda NSR, immobile e muta all’ingresso di casa…

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